La Storia
Intorno al 1765, per volontà dei D’Adda, fu edificato il primo nucleo dell’attuale villa.
L’edificio del quale si conserva la facciata verso settentrione, è stato attribuito (per l’analogia del poggiolo con quello della facciata del milanese Palazzo Sormani) a Francesco Croce, autorevole esponente del Tardo Barocco Lombardo. L’architetto, attivo fino al 1773, è considerato insieme al Ruggeri l’inventore della tipologia della Villa lombarda settecentesca. La Sua opera più notevole è villa Brentano di Corbetta.
Nel 1781 il Marchese Giambattista d’Adda affidò l’incarico di ristrutturare la Villa a Giuseppe Piermarini, sottolineando così un periodo di particolare fortuna per la Sua famiglia che, proprio in quell’anno, era tornata a godere dei diritti feudali su Cassano, in aggiunta alle proprietà che già aveva.Il Piermarini ( Foligno, 1734 – 1808 ) era giunto a Milano nel 1769 al seguito del Vanvitelli, dopo aver collaborato con lui, tra il 1765 ed il 1769, alla Reggia di Caserta.A Milano il Vanvitelli cedette all’allievo l’incarico della trasformazione del Palazzo Ducale accanto al Duomo.
Nel 1770 il Piermarini fu nominato ” imperial regio architetto ed ispettore delle fabbriche per tutta la Lombardia”. Da allora iniziò per lui un’intensa attività.
Del 1777-80 è la Villa arciducale, poi Reale di Monza.Tra le opere di questo periodo si ricordano la Villa Perego di Cremnago ed il Palazzo Belgioioso a Milano, oltre al notissimo Teatro della Scala, edificato tra il 1776 ed il 1778.
E’ probabile che proprio in occasione della costruzione del teatro, che doveva sostituire quello precedente distrutto da un incendio, il Piermarini abbia avuto modo di conoscere il D’Adda, il quale era il rappresentante dei proprietari di palchi del teatro distrutto.
In questo periodo si inserisce, come si è visto, anche la trasformazione della Villa di Cassano. L’architetto che, con Simone Cantoni, era stato l’inventore della Villa neoclassica lombarda, non volle tuttavia abbandonare i modelli proposti dal Ruggeri e dal Croce.
Della tradizione tardo – barocca riprese lo schema: la piazza pubblica, la cancellata, la corte d’onore, la pianta ad U, il giardino retrostante. Unico elemento mancante, il porticato aperto sulla corte d’onore, che egli chiuse dando origine ad un salone ellittico ma che volle ricordare con il pronao a quattro colonne, sormontato dal balcone.
E’ difficile dire quanto dell’edificio barocco sia stato salvato dal Piermarini: si può affermare che il corpo di fabbrica centrale sia ancora il primitivo maschio barocco, mentre la modifica planivolumetrica piermariniana ha investito solo le ali formanti il cortile.
Certamente neoclassici sono i due cortiletti adiacenti al maschio, ottenuti mediante lo svuotamento dei due corpi di fabbrica centrali. Essi costituiscono una modifica importante, poichè separano gli ambienti aulici da quelli di servizio.Gli architetti tardo – barocchi avevano invece guardato ai diversi ambienti come ad un blocco unico inseparabile.
La Villa è formata da 142 locali, compresi i magazzini e le scuderie. La sua superficie coperta per piano supera i complessivi 5.000 mq., ed è circondata da un parco di 70.000 mq., ornato di viali di carpini e tigli secolari. Un cronista locale, il Milani, nei suoi ” Annali del borgo e della parrocchia di Cassano”, ricorda che il 25 novembre 1807 Napoleone I e Gioacchino Murat furono ospiti della Villa.
Il Milani sostiene inoltre che anche la Villa Reale, costruita dal Piermarini a Monza, avrebbe dovuto sorgere a Cassano: tuttavia non sull’area di Villa d’Adda, bensì su quella che dal Castello si protende verso nord.
Per quanto non sia possibile valutare l’attendibilità di questa notizia, va comunque segnalato che Cassano, già importante centro militare fin dall’Alto Medioevo con un imponente castello a guardia del ponte sull’Adda, divenne nel ‘600 e nel ‘700 località di primaria importanza per la villeggiatura dei milanesi, favorita da ottimi collegamenti via terra e specialmente via acqua ( Naviglio Martesana).
Villa Borromeo, passata dai d’Adda ai Borromeo per eredità alla fine dell’800, è stata utilizzata fino alla seconda Guerra Mondiale come luogo di villeggiatura e di ricevimenti, ai quali sono intervenuti anche personaggi di case reali. Durante la guerra la Villa ha dovuto subire, come altri edifici di Cassano, l’occupazione militare di reparti canadesi ed italiani.